martedì 20 ottobre 2009

Fantozzi a Kabul


Qualche mese fa provare a mettere in dubbio la regolarità delle elezioni afghane significava candidarsi alla gogna del mercato sotto casa come a quello mediatico. Siamo così distanti dalla guerra mondiale da non ricordarci - ma in fondo basta solo un pochetto di fatica - che in un paese occupato le elezioni non possono essere libere. Diamo per scontato - insomma dimentichiamoci della Florida tanto amata da Al Gore - che esistano elezioni libere, perchè la discussione andrebbe oltre il diluvio universarle pianificato per il 2012 dai Maya di Al Qaida.

Ora - evviva la forza dell'informazione libera - veniamo a sapere, a riconferma della tesi sopra esposta, che in Afghanistan in molto seggi si è votato come Fantozzi timbrava le buste in ufficio: in serie e tutte nello stesso punto. Un milione e mezzo di voti sono irregolari. Roba da annullare tutto. Invece no, i voti falsi vengono detratti e si convince il votatissimo Karzai ad accettare il ballottaggio.

Insomma, siamo a Kabul non a Teheran. Qui non c'è nessun bel ragazzotto, ben vestito e pronto per le telecamere, che chiede "where is my vote?".

d.

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